Ekadashi: il ritmo lunare del digiuno consapevole, un viaggio interiore verso la purificazione

Ekadashi rappresenta un momento energetico potente.
A livello simbolico, significa scegliere cosa trattenere e cosa lasciar andare.
In un’epoca dominata dal rumore e dalla costante stimolazione sensoriale, il silenzio del corpo e della mente può diventare un dono prezioso. Ekadashi, nella tradizione vedica e yogica, è proprio questo: un invito a fermarsi, ad alleggerirsi, ad ascoltarsi profondamente.
Ekadashi: molto più di un semplice digiuno
La parola Ekadashi deriva dal sanscrito e significa letteralmente “undicesimo”. Si riferisce all’undicesimo giorno dopo la luna nuova e l’undicesimo giorno dopo la luna piena, quindi si presenta due volte ogni mese lunare.
In queste giornate, la tradizione suggerisce la pratica del digiuno o dell’astensione da determinati cibi, non come forma di rinuncia, ma come strumento di purificazione, presenza e rinnovamento.
Secondo la filosofia yogica e l’ayurveda, il corpo e la mente sono profondamente influenzati dai cicli della natura, e tra questi le fasi lunari in particolare hanno un impatto significativo. Ekadashi rappresenta un momento energetico potente, in cui l’energia vitale è più facilmente direzionabile verso la trasformazione interiore.
Il digiuno come strumento di consapevolezza
Nel mondo occidentale, il digiuno è spesso visto come una tecnica per depurarsi fisicamente o come parte di uno schema alimentare. Nella visione yogica, invece, il digiuno è principalmente un atto spirituale, energetico ed emotivo.
Digiunare in Ekadashi non è semplicemente astenersi dal cibo, ma significa, a livello simbolico, scegliere cosa trattenere e cosa lasciar andare. È un’occasione per rientrare in contatto con i nostri ritmi naturali, per rallentare e osservare con più chiarezza i movimenti della mente, le abitudini del corpo, le emozioni più sottili.
L’astensione può essere totale o parziale: alcuni praticanti scelgono di eliminare solo i cereali e i legumi, altri di consumare solo frutta e liquidi, altri ancora optano per un digiuno completo, ossia l’astinenza da qualsiasi cibo. Qualunque sia la forma, ciò che conta è l’intenzione con cui si pratica.
La connessione con la luna e i ritmi naturali
La luna, fin dall’antichità, è considerata simbolo di ciclicità, intuizione, energia femminile e trasformazione. Il suo influsso sul corpo umano è reale: pensiamo al ciclo mestruale nelle donne, al ritmo sonno-veglia, al tono dell’umore. E non è un caso che molte pratiche spirituali – dallo yoga alla meditazione – si sincronizzino con le fasi lunari.
Nei giorni di Ekadashi, secondo gli insegnamenti vedici, le energie sottili del corpo si muovono con maggiore facilità verso l’alto, facilitando la concentrazione, la meditazione e il lavoro interiore. Il sistema digerente è più predisposto alla pulizia, e la mente è naturalmente più quieta e ricettiva.
In questo senso, Ekadashi è una sorta di “finestra energetica” che ci invita a ridurre il carico – fisico, mentale, emotivo – e a fare spazio ad una maggiore chiarezza e consapevolezza.
Benefici su corpo, mente e spirito
La pratica regolare del digiuno consapevole nei giorni di Ekadashi può portare benefici profondi su diversi fronti:
- a livello fisico: alleggerisce il sistema digestivo, riduce le tossine (ama), stimola il metabolismo, favorisce la rigenerazione cellulare.
- a livello mentale: calma l’agitazione, migliora la concentrazione, aiuta a osservare abitudini e dipendenze legate al cibo o alla gratificazione immediata.
- a livello energetico e spirituale: aumenta il prana (energia) disponibile per la pratica spirituale, aiuta a raffinare la percezione interiore, sostiene il lavoro sui chakra superiori.
[per un approfondimento su “I sette chakra principali nell’induismo” puoi leggere qui: Chakra – Il chakra nello yoga; origini e contesti; i 7 chakra principali ]
Ma oltre ai benefici sopra menzionati, ciò che rende Ekadashi così speciale è la qualità del silenzio e dell’ascolto che può emergere. In un giorno in cui scegliamo di nutrirci di meno, di “portare meno dentro” possiamo ascoltare più profondamente e scoprire di più.
Come osservare Ekadashi nella vita quotidiana: consigli per un digiuno consapevole
Non esiste un solo modo per osservare Ekadashi. La chiave è ascoltarsi, sperimentare e adattare la pratica alle proprie esigenze, mantenendo un atteggiamento di cura e rispetto verso sé stessi.
Ecco alcuni suggerimenti pratici:
- Preparati con gradualità
Il giorno prima, evita pasti pesanti e cibi elaborati. Prediligi frutta, verdura, cereali leggeri. Questo aiuta il corpo a entrare nel digiuno in modo più naturale.
- Scegli il tuo livello di astensione
Puoi optare per un digiuno totale (solo acqua – alcuni scelgono di astenersi anche dall’acqua), oppure per una versione più dolce: frutta (magari centrifugata), tisane, o alimenti liquidi sattvici come latte e burro di ghee, se previsti nel tuo stile di vita.
- Dedica tempo all’ascolto interiore
Digiunare senza fermarsi mai, correndo da un impegno all’altro, svuota il corpo ma non nutre lo spirito. Se puoi, crea spazio per pratiche dolci come meditazione, scrittura, respirazione consapevole, una passeggiata in mezzo alla natura.
- Non trasformarlo in un obbligo
Ekadashi non è una regola rigida. È un invito. Se in un determinato giorno non te la senti di digiunare, puoi semplicemente vivere la giornata con maggiore leggerezza e consapevolezza, limitando stimoli esterni, incluso il cibo, ma anche le parole, e il movimento.
- Rompi il digiuno con gentilezza
Il giorno successivo ad Ekadashi, evita di “recuperare” con pasti abbondanti. Inizia con qualcosa di semplice e leggero, come una zuppa calda o frutta fresca. Trasforma il ritorno alla tua routine abituale in un rito di gratitudine.
Un rituale che ci ricorda chi siamo
In un mondo che ci spinge continuamente al fare, Ekadashi ci invita all’essere. Ci ricorda che non siamo ciò che consumiamo, ciò che possediamo, ciò che riempiamo.
Scegliere di digiunare, anche solo per un giorno, è un piccolo atto di ribellione contro la cultura dell’eccesso. Ma più ancora, è un gesto di amore verso se stessi, un modo per riconnettersi al ciclo della natura, alla saggezza del corpo, alla verità del momento presente.
Quando il corpo si alleggerisce, anche la mente si fa più chiara. E in quello spazio più vuoto, possiamo forse ascoltare qualcosa che nella quotidianità spesso ci sfugge: la nostra voce interiore.
Conclusione: un invito alla sperimentazione
Se non hai mai praticato Ekadashi, il mio invito è questo: inizia in modo semplice e ascoltati. Non serve forzare nulla. Porta intenzione e apertura, osserva cosa accade.
Scegli un giorno di Ekadashi (puoi trovare facilmente il calendario online – ti lascio qui un link tra i vari: calendario Ekadashi 2025), e regalati una giornata diversa. Una giornata per fermarti, per respirare, per ridurre, per ricordare. Una giornata per nutrirti non solo di cibo, ma di presenza, silenzio, autenticità. Ogni Ekadashi è un ritorno: a te, alla tua natura, al tuo sentire. Una piccola luna nuova dentro di te, che ti invita a lasciar andare ciò che è superfluo, per brillare con più chiarezza.
Se desideri approfondire, puoi integrare Ekadashi nel tuo cammino yogico come gesto ciclico di ascolto e pulizia interiore. E se hai domande o dubbi, non esitare a contattarmi. Sarò lieta di accompagnarti in questo viaggio.